Màt - Settimana della Salute Mentale

Una settimana per far conoscere la salute mentale

M. Ciambellini, A. Eusebi, L. Negrogno, F. Starace  (Animazione sociale marzo 2015)

Per una settimana in città si parla di salute mentale

Il progetto"MÀT Settimana della Salute Mentale", promossa dal Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche della AUSL di Modena dal 2011 è collocata a cadenza annuale nella seconda metà di ottobre. Si tratta di una settimana di dibattiti, conferenze, eventi artistici e culturali aperti a tutta la cittadinanza, dislocati in diverse aree di Modena e della provincia, per sensibilizzare il territorio sui temi della salute mentale e implementare la lotta al pregiudizio e allo stigma che gravano su chi soffre di disagio psichico.

La costruzione partecipata dell’iniziativa

L'evento si svolge sulla base di un percorso di progettazione partecipata, in collaborazione con le associazioni Idee in Circolo e Insieme a Noi, e vede il coinvolgimento di partner istituzionali e di un'ampia rete di soggetti dell'associazionismo di utenti, familiari e operatori dei servizi di salute mentale, del volontariato, del privato sociale e imprenditoriale, della scuola e dell'università, delle fondazioni.

La prima edizione ha visto per la prima volta operatori del servizio di salute mentale e volontari delle associazioni collaborare fianco a fianco nelle fasi di ideazione, progettazione e realizzazione dell'iniziativa. L'edizione successiva ha registrato la definizione di una vera e propria convenzione tra il Dipartimento di salute mentale e le associazioni di utenti e familiari al fine di sviluppare un percorso partecipativo finalizzato alla costruzione "comunitaria" dell'evento, secondo una formula organizzativa via via più strutturata e organica.

L’iniziativa si pone come forma di “innovazione sociale” di grande importanza per il territorio: si tratta di un percorso di costruzione partecipata che ha stimolato empowerment organizzativo nel Dipartimento di Salute Mentale e promosso processi di integrazione tra i servizi pubblici e i soggetti del territorio a vario titolo interessati al tema della salute mentale nei suoi aspetti tecnici, scientifici, politico-sociali, artistici e culturali.

La malattia mentale smette di essere tabù

La Settimana rientra tra gli strumenti messi in campo per intervenire innanzitutto sulle rappresentazioni negative e stigmatizzanti della malattia mentale e delle persone che ne soffrono. La malattia mentale, di fronte agli utenti e ai familiari che si organizzano per promuovere eventi culturali e di sensibilizzazione, smette di essere un tabù per la comunità. Il disagio diviene piuttosto una condizione attraversabile, "che può colpire tutti" (1), dalla quale si può uscire facendo affidamento sulle risorse tecnico-professionali e solidaristiche presenti sul territorio.

Màt costituisce un'occasione per sperimentare e mostrare pubblicamente la possibilità di percorsi di "empowerment" per le persone seguite dai servizi. È il momento culminante in cui assumono visibilità i progetti personalizzati di inclusione sociale e i progetti collettivi di cittadinanza attiva, rivolti ad utenti, che quotidianamente arricchiscono il lavoro clinico e terapeutico dei servizi di salute mentale, conferendogli ampiezza di respiro e di prospettiva.

Più in generale, l’iniziativa si colloca all’interno di un’azione che va così a modificare la rappresentazione sociale dei disturbi mentali e l’espressione stessa della domanda di salute mentale da parte della popolazione.

Si delineano nuove politiche di salute mentale

Dal lavoro si è sviluppata una nuova consapevolezza delle pratiche rivolte all’inclusione di individui e gruppi in condizioni di esclusione sociale. É emersa una modalità nuova di rilevazione dei bisogni e di confronto pubblico sulle politiche di salute mentale, in cui il dialogo tra erogatori e utenti delle prestazioni risulta decisivo per la costruzione di politiche pubbliche più incisive e orientate alla promozione dell’inclusione sociale delle persone con disagio.

Dall’analisi condivisa dei bisogni è emerso infatti che l’articolazione tradizionale dei servizi terapeutici e riabilitativi non è ancora sufficientemente orientata a una reale “ri-contrattualizzazione” delle persone con disagio (ossia a sostenere la loro contrattualità) e queste spesso, anche anni dopo gli episodi più acuti, continuano a restare “a carico” delle famiglie o comunque “cronicizzate” in situazioni segnate da impossibilità di esercitare diritti di cittadinanza, da difficile accesso alle opportunità del territorio, da scarso capitale sociale, da esclusione dal mercato del lavoro, da poca disponibilità di beni e di risorse durevoli, da condizioni gravi di esclusione sull’asse della casa e del lavoro.

Insomma, per le persone trattate dai servizi psichiatrici c’è ancora il rischio che si prospettino traiettorie esistenziali fatte di cronicità, esclusione sociale, povertà, in una “spirale del disagio” che finisce spesso per inghiottire la maggior parte delle famiglie.

La Settimana, ma più ancora il lungo processo che porta alla sua costruzione, ha dunque anche l'obiettivo di incidere sui decisori pubblici. Mostrando che le politiche più adatte per affrontare la malattia mentale non sono l'istituzionalizzazione e la moltiplicazione di posti letto in istituzioni pubbliche o private, o residenze "protette" in cui collocare gli utenti per tutta la vita, bensì la creazione di luoghi, opportunità e competenze di inclusione sociale.

I segni di un nuovo welfare

La Settimana costituisce il laboratorio e la sintesi degli elementi di innovazione e cambiamento culturale che il Dipartimento di salute mentale ha condotto negli ultimi anni.

Màt è il prodotto concreto di quei principi di "sussidiarietà orizzontale e verticale" che dovrebbero caratterizzare il nuovo volto dei sistemi di welfare; sistemi capaci di superare impostazioni tradizionalmente (e sempre più insostenibilmente) assistenzialistiche e di implementare forme di partecipazione orientate alla promozione attiva del benessere collettivo. Il passaggio cioè da prestazioni "sanitarizzanti" a prestazioni indirizzate alla progettazione di comunità, alla creazione di prodotti relazionali e sociali, è il futuro cui allude questa sperimentazione.

L'impatto sulla riduzione dello stigma e sul cambiamento culturale nella comunità è perseguito a partire dal metodo ideativo, progettuale e organizzativo degli eventi, secondo cui utenti, volontari e familiari delle associazioni hanno assunto una posizione di protagonismo e insieme di collaborazione con gli operatori del Dipartimento di salute mentale.

Per i servizi si tratta di un modello di lavoro nuovo: coloro che ricevono prestazioni non sono più solo fruitori passivi, consumatori di prestazioni e determinanti di costi per l'amministrazione pubblica, ma divengono essi stessi promotori di processi, collaboratori dei servizi, figure di mediazione tra i professionisti e i cittadini che portano al servizio la loro domanda di salute.

L’impostazione di tale percorso di costruzione partecipata ha dovuto confrontarsi con gli inevitabili aspetti inerziali espressi da alcuni segmenti delle istituzioni, ma ha condotto allo sviluppo di una nuova forma di riflessione condivisa sui bisogni espressi e sulle prassi attraverso cui si erogano i servizi sanitari, di interlocuzione con chi direttamente fruisce di tali servizi, con setting e finalità diverse da quelle tradizionali della “cura”, e la conseguente riformulazione della relazione tra tecnici e utenti.

Sempre più i servizi che vogliano rispondere ai nuovi bisogni di salute mentale dovranno essere accessibili a tutti, non evocare il timore associato all’immagine stereotipata del “paziente psichiatrico” socialmente escluso e pericoloso. La sperimentazione dei progetti di inclusione sociale sviluppati "dal basso", dalle associazioni di utenti e familiari, ha mostrato che un approccio non fondato sulla disabilità ma sulla valorizzazione della libertà di scelta e del recupero della contrattualità sociale riduce significativamente il livello di esclusione e attiva percorsi innovativi di socializzazione. È questo l’orizzonte verso cui incamminarsi.


(1) In effetti in questi anni nel territorio modenese vi è stato un incremento costante del numero di cittadini trattati dai servizi di salute mentale (fonte, Relazione annuale, Dipartimento salute mentale e dipendenze patologiche dell’AUSL di Modena).

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Màt - Settimana della salute mentale (logo 2020)